La deriva di Sinistra Critica a Livorno

“che io sia partito un giorno,

certo questo vuol dir molto

anche se non è risolto

dove noi si stia ad andar”

 

La deriva di Sinistra critica a Livorno è parte delloslabbramento globale che dalla collaborazione col governo borghese del menopeggio (l’alleanza antiberlusconiana senza principi, chiamata centrosinistra,l’ultimo governo Prodi per capirsi) ha pervaso tutto quanto, i vaghi residui diuna sinistra più o meno borghese, i partiti di riferimento del movimentooperaio, ma anche ciò che la classe ha nel corso di più d’un secolo hacostruito per sé, come le cooperative, persino i sindacati e le organizzazionidel tempo libero, anche se in misura minore questi ultimi due soggetti.

Intanto, cerchiamo di capirsi: si è ancora convinti o menoche esista una classe operaia, una classe lavoratrice, o no? Che esista – nellesue forme adeguate, o meglio modellate dai rapporti di produzione odierni – unproletariato? Personalmente, sono in buona compagnia a continuare ad esserneconvinto, ed a constatare che la forza strutturale del proletariato, “deglisfruttati – l’immensa schiera”, dei produttori di plusvalore, nel mondo èenormemente cresciuta, negli ultimi dieci anni.

E’il prodotto delle contraddizioni del capitalismo: piùdiviene forte l’economia capitalista, più da un lato rafforza la suaantagonista storica, la classe operaia, mentre dall’altro tradisce se stessa,finanziarizzandosi, ponendo insomma le premesse oggettive del propriodecadimento.

Decadimento che non avviene nella forma che i marxisti (tracui continuo a ritenere di annoverarmi) auspicano, ossia nella forma dellarivoluzione socialista, del ribaltamento dei rapporti di produzione a favoredei produttori associati, se non c’è un intervento cosciente e programmaticodell’avanguardia politica del proletariato, il partito.

Ecco a che cosa si riduce, per riprendere una constatazioned’altri tempi, ma sempre attuale, il dramma della classe progressivadell’umanità, la classe lavoratrice, ed in ultima analisi dell’umanità tutta:si riduce alla crisi dei suoi gruppi dirigenti, alla necessità dellacostruzione di un partito proletario indipendente dagli interessi dellaborghesia.

In Italia, qui da noi, la cosa è tanto più cocente, daquando l’autoestinzione del PCI ha privato la classe di un partito stalinistanei meccanismi di funzionamento, ma socialdemocratico nella prassipolitico-ideale, che comunque riusciva a rappresentare in modo relativamenteindipendente gli interessi di classe, pur con tutti i cedimenti che abbiamoconosciuto.

Il nodo oggi è più che mai questo: come operare percontribuire a ricostruire una rappresentanza politica indipendente delmovimento operaio. Non si tratta di costruire subito, domani o domanl’altro, ilpartito della rivoluzione socialista: quello di oggi è un compito infinitamentepiù modesto, ma comunque ineludibile. Rendere alla classe operaia, ailavoratori la fiducia in se stessi mediante l’edificazione di unarappresentanza politica che ne esalti gli interessi, che porti la voce dellesue battaglie nelle stanze deputate, amplificando lo scontro di massa, questo èil compito dato, qui ed ora. Qui ed ora significa approfittare di tutte leoccasioni di mobilitazione politica, di attenzione delle coscienze, per fareuna campagna politica in questa direzione. Per esempio, nelle prossime elezioniamministrative.

Scegliersi come interlocutori privilegiati delle forzeborghesi, come ha fatto Sinistra Critica, è un errore colossale. Anche sedovesse premiare in termini immediati, cioè elettoralmente, in prospettiva nonfarà che contribuire a disarmare ideologicamente i settori di giovanilavoratori che si rivolgono oggi a sinistra, alla ricerca di una rappresentanzapolitica dei propri interessi, prospettando loro che comunque sia, l’importanteè allearsi “con chi ha fatto opposizione”. Ieri.

Il come si determinerà il domani, sembra interessi poco:quali saranno le motivazioni  deifuturi comportamenti politici, a quali logiche di classe, a quali interessimateriali risponderanno, pare siano interrogativi che i compagni di SinistraCritica non si pongono più.

Per le amministrative, i referenti di classe noninteressano, evidentemente, a Sinistra Critica, a dispetto delle proprieorigini trozkiste, a cui mi sento tanto legato. Addirittura m’è toccato leggereuna dichiarazione messa in bocca ad una compagna (che però non ha prodottoalcuna smentita) che per la lista di collaborazione di classe “abbiamo avviatouna campagna di finanziamento e ci sono alcune piccole e medie impresepronte a sostenerci”.

Ecco, io trovo che un atteggiamento del genere è sintomaticodel livello di degenerazione politica che ha colpito anche Sinistra Critica.Con premesse del genere, è difficilissimo pensare che tutto non sia giàconsumato. Ma la mia sconfinata fiducia nella ragione umana mi porta ad immaginareuna capacità di rielaborazione critica di sinistra, in una vittoria finale -per carità, sul piano delle elezioni amministrative, mica quello dellarivoluzione mondiale – della necessità storicamente determinata, qui, aLivorno, nel momento dato: quello della presentazione alle elezioni di un solopunto di riferimento per i lavoratori, capace di indicar loro la via dellacostruzione di un soggetto politico indipendente in grado di difenderne gliinteressi.

Cosa che se con Rifondazione è possibile, con AlleanzaCivica è sicuramente esclusa.

Pardo Fornaciari

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